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PRESENTATO IL LIBRO ‘UNO CHEF A PARIGI’ CON L’AUTORE ENZO FRANCESCHELLI

Questa mattina presso l'Istituto Alberghiero De Cecco

PESCARA - “Quando siamo in cucina diamo spazio alla creatività, inventiamo nuove ricette, ma restiamo sempre ancorati ben saldi alle nostre tradizioni, alle nostre radici enogastronomiche che sono l’asso nella manica. Ho lavorato quasi quarant’anni nelle Ambasciate, in quella del Belgio, dei Paesi Bassi, ho cucinato per decine di Capi di Stato, Presidenti del Consiglio dei Ministri, grandi industriali, e alla fine la cucina abruzzese, i nostri prodotti tipici, hanno sempre fatto breccia. Ai futuri chef dell’Istituto Alberghiero ricordo che occorre anche saper cadere nella vita, ma per rialzarsi più forti e motivati”. Sono le parole dello Chef Enzo Franceschelli, autore del romanzo autobiografico ‘Uno Chef a Parigi’ che ha incontrato gli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara nel primo appuntamento con l’Atelier Letterario & Salotti Enogastronomici, evento promosso dalla dirigente Alessandra Di Pietro. Presenti, tra i relatori, la traduttrice Antonella Perlino, i docenti Nadia Palumbo, Ivo Mordente e Francesco Mannella, referenti dell’Atelier letterario, e il docente chef Narciso Cicchitti, past president dell’Unione Provinciale Cuochi. In sala anche i Presidenti regionali e provinciale dell’Unione Cuochi Lorenzo Pace e Carlo Auriti, il Presidente del Dipartimento giovani dell’Unione Cuochi Ermanno Paglione con il responsabile Stefano Tomassetti e l’ex studente del ‘De Cecco’ Daniel Di Felice, il Presidente di AMIRA - Associazione Maitre d’Italia Alvaro Fantini, il già Presidente del Tribunale di Pescara Angelo Bozza, il Presidente del Tribunale Ecclesiastico Intergovernativo Abruzzo e Molise e Direttore dell’Osservatorio Giuridico Episcopale Don Antonio De Grandis, Silvano Ferri Presidente del Consorzio dell’Olio extravergine d’oliva dop Aprutino-Pescarese, il Presidente dell’Anpe Antonio Mariano, il Presidente di Lady Chef Giovanna De Vincentiis, Paolo Ippoliti esponente dell’Accademia della Cucina delegazione Pescara-Aterno, la dottoressa Paola Cesinaro Di Rocco allergologa con l’accademico Gerardo Rasetta, Aureliana De Filippis rappresentante dell’Inner Wheel Pescara, Alberto Maranzano responsabile dell’Associazione Ambiente & Cultura.
“Quella dello Chef Enzo Franceschelli è una storia di successo - ha detto la dirigente Di Pietro -: nato in un piccolo centro, Giuliopoli, vicino Rosello, in provincia di Chieti, a 730 metri sopra il livello del mare, ha deciso di partire giovanissimo portando il nome dell’Italia e dell’Abruzzo nel mondo, divenendo membro dell’Accademia francese di cucina, chef della cosiddetta alta borghesia francese e in pianta stabile nell’Ambasciata dei Paesi Bassi a Parigi, uomo di grande sensibilità che oggi, in pensione, ha scritto un’autobiografia che porta nelle scuole per contribuire alla formazione professionale e umana dei futuri professionisti del settore”.
“Giuliopoli era un paese di poche anime - ha ricordato chef Enzo -: c’era la scuola elementare, per le medie si andava a Villa Santa Maria, ci spostavamo ogni mattina in 5 o 6, tutti con la consapevolezza di dover andar via dalla nostra terra per trovare la nostra strada. E quando avevo 14 anni, insieme a mio fratello e a un amico, prima che andassero a fare la visita per il militare, siamo partiti alla volta della Francia, una storia come tante altre. Qualcuno dopo pochi anni è tornato, altri hanno preso strade diverse, noi siamo riusciti a realizzare il nostro sogno e progetto di vita nelle grandi cucine, e quella storia di emigrazione è rappresentata nel monumento agli emigrati che oggi campeggia a Giuliopoli, l’Aquila, che è la metafora del volo e del nido al tempo stesso. Anche se ho trascorso 47 anni via dal mio paese, la carta vincente della mia cucina è aver saputo mantenere forti i legami con le nostre tradizioni, con le tipicità”. “Il romanzo di Chef Enzo è una lettera d’amore verso la sua terra e la sua famiglia - ha detto Perlino -, una storia dura, fatta però di tanta passione. Chef Enzo non solo è rimasto fedele alle sue radici, ma ha saputo creare un ponte con la sua terra e ha valorizzato la sua tradizione”.


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