PESCARA - Le virtù teramane rappresentano una storia gastronomica contadina che ha il sapore dei racconti antichi, una minestra la cui preparazione è molto complessa, arricchita da cinquanta ingredienti, tutti rigorosamente di stagione.
Un piatto contadino che si basa su ingredienti locali che si prepara il primo Maggio per salutare l’inverno e dare il benvenuto alla bella stagione in arrivo.
Un tempo infatti le famiglie del luogo festeggiavano proprio in questo periodo l’abbondanza e la fertilità della terra.
Tantissime le leggende intorno alle Virtù, già nell’antica Grecia in occasione delle feste primaverili dedicate a Dionigi, si preparava una pietanza a base di semenze simbolo di resurrezione e prosperità.
Nell’antica Roma si preparava una pietanza chiamata ‘’la virtù’’ per auspicare forza e coraggio nel raggiungere un fine o un determinato scopo.
Un altro significato legato strettamente al cristianesimo era quello di far preparare le virtù da sette vergini, con sette aromi, in sette ore, con sette legumi, sette tipi di carni e via dicendo.
La ricetta arrivata ai tempi nostri è lunga e complessa, si parla di cinquanta ingredienti tra cui: fagioli, ceci, lenticchie, fave, piselli, grano, mais, verdure novelle, lardo, aglio e cipolline, zucchine, carciofi, papavero, finocchio, borragine, santoreggia, maggiorana, misericordia, issopo, rapunzoli e millefoglie. E’ possibile unire al preparato piccole polpettine insieme a brodo di carne.
A parte si prepara una pasta fatta in casa con acqua e farina alla quale si aggiungono le Virtù.
Annamaria Acunzo
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