NAPOLI – Situata a circa 30 km da Napoli c’è Nola, bella città ricca di storia, di singolari tradizioni, di preziose vestigia archeologiche, ma anche attenta alla cultura contemporanea, come la produzione letteraria e il teatro indipendente. Lo fa attraverso il prestigioso Premio Napoli Cultural Classic, concorso che non s’imbelletta di apparenza ma che ricerca l’essenza e la qualità, come vedremo, grazie all’affiatato poker di organizzatori quali l’avv. Carmine Ardolino, presidente dell’associazione promotrice, all’avv. Katiuscia Verlingieri, alla poetessa Assunta Spedicato e allo scrittore Raffaele Messina, con la collaborazione del presidente della Giuria, l’editore Giuseppe Laterza di Bari.
Ben esposta nell’area che contorna il Vesuvio, Nola affonda le sue radici nella preistoria, fino all’età del Bronzo, come testimoniano i reperti ben allestiti nel Museo Storico Archeologico, ospitato nello splendido complesso monastico canossiano di Santa Maria la Nova, nel cuore della città. Una grande sala del museo, infatti, espone la fedele riproduzione di due capanne con relative suppellettili rinvenute nel villaggio preistorico di Nola – una Pompei ante litteram – e sopravvissute grazie ai depositi piroplastici d’una preistorica eruzione del Vesuvio definita delle “Pomici di Avellino”. Nelle altre sale e lungo il percorso espositivo sono allestiti significativi reperti rinvenuti nell’area nolana che testimoniano le antiche origini della città ad opera degli Etruschi, che la città fondarono nel VII secolo a.C., poi il passaggio dei Sanniti che la conquistarono e ricostruirono, quindi la feconda presenza romana.
Grazie al primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto – che vi dimorò e vi morì nel 14 d.C. – Nola divenne Colonia Felix Augusta, elevata a dignità senatoriale. Le varie epoche storiche sono ampiamente illustrate dalla ricca esposizione museale di suppellettili e arredi funerari, recuperati dalle necropoli della zona, fino alla magnificenza artistica romana testimoniata da una serie di statue di superba finezza marmorea, che culminano nella sala dei rinvenimenti della vicina Somma Vesuviana, con due splendide sculture, del dio Dioniso e di una donna con peplo greco. Nell’ambiente anche la documentazione della incantevole villa suburbana, per l’imponenza e la bellezza attribuita a residenza di Ottaviano Augusto. Il percorso espositivo si conclude, infine, con la sezione dedicata alla fine del mondo antico ed al periodo medioevale, ad iniziare dal suggestivo complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile, laddove sorse, sulla necropoli pagana, la basilica di San Felice, divenuta prima cattedrale di Nola fino al trasferimento, nel XV secolo, della sede episcopale nella città. Proprio a Cimitile dimorò Paolino di Bordeaux. Ponzio Anicio Meropio Paolino, nato a Bordeaux nel 355 e discendente di una ricca famiglia patrizia romana, figlio di un funzionario imperiale, fu il primo vescovo di Nola. Morto il 22 giugno 431, fu canonizzato come San Paolino di Nola. Patrono della città, è festeggiato nel mese di giugno con la suggestiva Processione dei Gigli, tradizione che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio immateriale dell’Umanità.
La Festa dei Gigli è una antica tradizione popolare di Nola. Si celebra ogni anno la domenica successiva al 22 giugno in onore di San Paolino, per ricordare il suo ritorno in città dalla prigionia in Africa. Il vescovo Paolino, dopo aver donato tutti i suoi beni per riscattare alcuni nolani ridotti schiavitù dai Visigoti, offrì anche sé stesso in cambio della libertà per il giovane figlio d’una vedova. Condotto in Africa, il presule fu riconosciuto dai rapitori dei nolani che decisero di liberarlo insieme ai suoi compagni di sventura. Riaccompagnato in città, il vescovo Paolino fu accolto festosamente con fiori di giglio e portato in processione fino alla sede vescovile, scortato dalle Corporazioni delle arti e dei mestieri con in testa i loro gonfaloni. In memoria di quell’evento la città festeggia il suo Santo patrono con una processione che reca otto torri triangolari piramidali di legno, i Gigli appunto, ricoperte ogni anno con artistici allestimenti di cartapesta a soggetto agiografico o storico.
I Gigli sono obelischi con struttura di legno, alti 25 metri, che culminano con un crocifisso o una statua sacra. Ogni Giglio rappresenta una delle 8 antiche corporazioni: ortolano, fabbro, calzolaio, bettoliere, sarto, panettiere, salumiere, beccaio. Oltre ai Gigli sfila anche una Barca che simboleggia il ritorno dall'Africa di San Paolino. I Gigli, pesanti “macchine” di legno con una larga base quadrangolare, sono recati a spalla in processione ciascuno da 120 facchini, senza differenza di ceto tra portatori. Un rito religioso e collettivo, fortemente identitario per la comunità di Nola, davvero molto suggestivo. Si dispiega nell’arco d’una intera settimana per festeggiare il patrono San Paolino, appena dopo la festività canonica del 22 giugno. E’ questa dei Gigli una tradizione che richiama ogni anno a Nola un’imponente presenza di visitatori e turisti. L’ha raccontata con trasporto e passione, insieme alle altre meraviglie esposte, il presidente dell’Associazione Nolana Meridies, prof. Michele Napolitano, nel corso della visita guidata al Museo, dove c’è anche una grande sala dedicata proprio ai Gigli, con le loro riproduzioni in scala.
Ma veniamo ora alla ragione che ci ha visto convocati in questa cittadina dalle sorprendenti bellezze, patria del filosofo domenicano Giordano Bruno che vi ebbe i natali nel 1548, nella quale il vescovo Alfonso Maria de’ Liguori, poi fatto santo, compose nel 1754 il canto natalizio tra i più conosciuti e amati, “Tu scendi dalle stelle”. Nell’ampio salone al primo piano del Museo, dalle pareti contornate di magnifiche tele, tra cui una splendida Annunciazione di Domenico Antonio Vaccaro, prima metà del Settecento, ed altri pregevoli dipinti delle scuole di Luca Giordano e Ferdinando Sanfelice. Altre belle tele sono esposte nella sala dedicata al Rinascimento. E’ sabato 18 giugno e si celebra, in questo stupendo contesto artistico, nel salone ormai ricolmo in ogni ordine di posti, la XVIII edizione del Premio Napoli Cultural Classic, dedicato per la Letteratura agli autori di poesia e prosa, e al Teatro indipendente e d’autore, drammaturghi, attori e registi. Della Letteratura edita sono già conosciuti i vincitori, decisi dalla Giuria presieduta da Giuseppe Laterza, la cui consegna dei riconoscimenti è curata da Raffaele Messina. Dei lavori letterari inediti sono già stati diffusi i nomi dei finalisti, ma i nomi dei vincitori della sezione Letteratura inedita, curata da Assunta Spedicato, si conosceranno in tempo reale solo nella cerimonia di consegna dei premi. Altrettanto avviene per la sezione Teatro. Del tutto nuovo e speciale, invece, è il Premio per il Giornalismo internazionale.
Presenta l’evento, con particolarissima grazia e professionalità, la giornalista e conduttrice Ertilia Giordano, con la collaborazione di Antonio Russo. La serata, puntualmente alle 19, ha inizio con un incipit dell’attore e poeta Marco Caciotti, con la declamazione della sua lirica Dea Fortuna. Lo stesso attore e il giovane talento Giovan Battista Lillo Odoardi curano la lettura di brani poetici e letterari delle opere vincitrici. Presidente onorario del Premio è l’insigne poeta scrittore e accademico prof. Hafez Haidar, Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, candidato al Nobel per la Pace e per la Letteratura. E’ lui chiamato ad aprire la serata, con l’indirizzo di saluto che egli rivolge al presidente del Premio avv. Carmine Ardolino, a Katiuscia Verlingieri, ad Assunta Spedicato, a Raffaele Messina, al presidente della Giuria, Giuseppe Laterza, e a tutti i giurati per l’accurato lavoro svolto. Primo vincitore ad essere chiamato sul podio, per la sezione Libri stranieri, è lo scrittore argentino Ariel Luppino, per il romanzo “Las brigadas”. L’autore, presente con un toccante videomessaggio, definisce la sua opera “…storia di un triangolo amoroso, una specie di autobiografia segreta, occulta, narrativamente dissimulata... Più che a "Las brigadas", questo premio va a "Le brigate", romanzo parallelo, anzi simmetrico al mio, e interamente scritto da Francesco Verde. Ho letto "Le brigate" come ciascuno di voi, e con l'assoluta consapevolezza che mai avrei potuto scriverlo così. Conosco poco l'italiano, e quel poco l'ho imparato grazie a "Le brigate". Nel leggerlo, trovavo nuova e strana ogni singola parola; eppure mi sembrava, a volte, di riuscire a intuirne la musicalità […] Voglio dire che Francesco non è un semplice traduttore, ma un mago, la cui magia non si vede, e che tutti apprezziamo proprio perché non si vede. Trovo giusto, quindi, che questo premio (così come ogni altro riconoscimento futuro) vada a chi ha saputo inventare ciò che era già stato inventato, e renderlo nuovo agli occhi di noi lettori. Molte grazie a Francesco Verde per il suo lavoro. E molte grazie, ancora una volta, ai membri della giuria del Festival Napoli Cultural Classic per averlo premiato." Il Premio ad Ariel Luppino lo ritira Alda Coppola, responsabile della sezione Libri stranieri.
Per la Letteratura edita, chiamati sul palco, vanno Raffaele Messina e lo scrittore Carlo Vecce, autore del romanzo “Il sorriso di Caterina – La madre di Leonardo” (Giunti, 2023). Una conversazione-intervista in cui il prof. Vecce, ordinario di Letteratura italiana all’Università Orientale di Napoli, stimolato dalle domande di Raffaele Messina, racconta la storia di Caterina, una schiava circassa giunta a Firenze, dove un giovane notaio s’innamora di lei e le dà un figlio, Leonardo da Vinci. E’ una storia, quella di Caterina, del tutto sconosciuta perché mai rivelata da quel tempo, che l’autore, sulla base di accurate ricerche storiche e filologiche nelle biblioteche toscane, è riuscito a trarre dal mistero attraverso il rinvenimento d’un documento originale dell’epoca. Piuttosto che un saggio, come ha sottolineato Raffaele Messina, il prof. Vecce ha scelto di scrivere un romanzo-verità sulla vita di Caterina, corposo come un tomo ottocentesco, ma davvero coinvolgente, nel quale viene fatta rivivere quella dolorosa esperienza umana in pagine di narrativa struggenti che gettano nuova luce sull’intero Rinascimento italiano. In queste sintetiche considerazioni c’è anche la motivazione del Premio Napoli Cultural Classic per la Letteratura edita, meritoriamente conferito a Carlo Vecce.
Il Premio della Critica “Gabriella Valera”, istituito per ricordare la scrittrice, è stato assegnato a Davide Rocco Colacrai per la poesia “Il ragazzo che salì sulla collina dei poeti – aula n. 418”. E’ chiamato l'editore Giuseppe Laterza a premiare per la sezione Poesia. A vincere il 1° premio nella sezione Poesia è Tiziana Monari, con il componimento “Robb elementary school”. La lirica evoca momenti lontani, sensazioni giovanili del tempo della scuola, in cui ognuno cerca di imbastire il suo futuro, tra fisionomia esteriore e indagine interiore. Il mondo delle illusioni rivela le sue amare verità, mentre la natura, imperterrita come il tempo, mostra la sua eternità tra il cadere di stelle e il volo di un calabrone. L’effetto narrativo si snoda carico di fatalità e verità, evocando schemi letterari che ricordano il grande Kipling. Al 2° posto Poesia si classificano ex aequo Carmela Pisani e Graziella De Cillis. Per la sezione Racconto vince Michela Buonagura con il testo “Voglio di più”. E’ una storia ambientata in una Napoli descritta molto bene nel romanzo La pelle di Curzio Malaparte, dirompente e sconvolgente per l’immediatezza della fotografia di un mondo assurdo e crudele prodotto dalla guerra. Con lodevole capacità di sintesi, servendosi anche del linguaggio popolare, l’autrice riesce a dipingere magistralmente una storia che si conclude con un grido di speranza, un “Voglio di più” che riecheggerà come costante anelito di rinascita e di pace. A premiare la vincitrice lo scrittore architetto Salvatore Esposito. Al 2° posto ex aequo si classificano Corrado Pinosio, Maria Manico e Paolo Sabatino.
Per la sezione Teatro autori il 1° Premio se lo aggiudica Patrizia Ercole, con l’opera “Lisetta Carmi fotografa. Lamia seconda vita”. Al 2° posto ex aequo si classificano Debora Lacatena, Luciano De Leonardis e Paolo Sabatino. Al regista Carlo Cerciello va il Premio Napoli Cultural Classic per il Teatro. Gli consegna l’artistica statuetta Katiuscia Verlingieri. Acclamato dal pubblico per un riconoscimento davvero meritato nel rappresentare pienamente il teatro indipendente, grazie anche al suo impegno umano ed intellettuale per il mestiere dell'artista, per l’impegno culturale e politico da regista e per la grandezza con la quale sa esprimere la vocazione d’un teatro politico di impegno civile e sociale. Cerciello è riuscito ad affidare alla voce del teatro il compito di diffondere la silenziosa controrivoluzione del sentimento e della poesia. Vincitore del Premio per il Teatro è inoltre Fabio Pisano con la raccolta delle sue opere "Prossimità", con le quali ha conquistato un pubblico teatrale attento e competente per la capacità della sua scrittura drammaturgica di predisporre una specie di sistema binario, a due velocità, nel quale si alternano frasi brevissime dal ritmo un po’ artificiale, a vere e proprie “esplosioni” di un’intensità travolgente. A consegnare il riconoscimento l'attore poeta Marco Caciotti. Sempre per il Teatro viene premiato l'attore Fabio Brescia per lo spettacolo “As it was, l’ultima ora di vita del dottor Semmelweis”. L’attore, tra l’altro, è tra i protagonisti del film “L’ombra di Caravaggio” con Riccardo Scamarcio e Isabelle Huppert, per la regia di Michele Placido, e ha interpretato anche il nuovo film di Michele Placido su Luigi Pirandello “Eterno visionario”. Sempre per il Teatro il Premio va all'attrice Cecilia Lupoli, reduce dal successo dello spettacolo Cassandra, con la regia di Carlo Cerciello. Con il suo raffinato talento arriva al suo pubblico con una recitazione impeccabile e fisica. Riesce a stupire gli spettatori, con un testo non facile ed un’ambientazione essenziale, elementi che le danno la possibilità di esprimersi al meglio, giocando con il corpo e con la voce, con un effetto coinvolgente. L’attrice viene premiata dal consigliere Vincenzo Cirillo della Città metropolitana di Napoli.
L'attore Luca Riemma riceve il Premio per aver interpretato, nel film “Lamborghini-The Man Behind the Legend” di Bobby Moresco, in maniera eccellente il ruolo di Giotto Bizzarrini, uno degli artisti dell’auto del secolo scorso. L’attore si è contraddistinto per la fedele interpretazione del personaggio, mettendo in evidenza, agli occhi dello spettatore, la sua capacità creativa all’interno dell’azienda automobilistica. A premiare l’attore l’arch. Giacomo Franzese, apprezzato direttore del Museo. Il produttore e musicista Lorenzo Maffia, che ha collaborato alla colonna sonora del film “C’è ancora domani”, film d’esordio di Paola Cortellesi quale regista che sta sbancando ai botteghini, viene chiamato per la sezione Finestra sui giovani a premiare due giovanissimi attori teatrali, con le seguenti motivazioni: Nicolas Errico "Talentuoso attore che ha già maturato diverse esperienze in teatro e non solo, sotto la guida di registi di fama internazionale come Elio Giordano nel 2018 e Matteo Garrone per un cortometraggio. Per la capacità di far valere le proprie doti artistiche”; Graziano Purgante “Per essere riuscito a rappresentare in modo magistrale i meandri della mente e le sfaccettature del comportamento umano e a dare carattere al personaggio interpretato in “Dispacci di Mosca”; un ragazzo nel quale non prevale solo l’aspetto materiale, bensì le prese di posizione, gli sbilanciamenti decisionali e soprattutto la carica esplosiva di emotività”. Ai due giovani e bravi attori va il Premio Napoli Cultural Classic 2023. Lo speaker di Radio Rai Silvio Martino, per la sezione Teatro Finestra sul mondo, consegna il Premio agli attori Francesca Borriero, Emanuele Valenti e Michelangelo Dalisi “per la capacità di calarsi con naturalezza nei personaggi, quella di rendere evidente alcune dinamiche di relazione, quando solitudine e monotonia diventano le basi di corti circuiti, di singoli confinamenti dalla realtà. Allora, entrare nel personaggio, diviene una sfida, una prova di anima e corpo per la quale non basta il solo talento.” I tre attori vincono il Premio 2023 per lo spettacolo La Macchia. L’esecuzione dei brani musicali che hanno aperto la serata sono stati eseguiti dalla splendida voce e al pianoforte dal musicista Arturo Caccavale, mentre la regia è stata curata da Lorenzo Maffia sotto la direzione artistica di Napoli Cultural Classic. A conclusione della manifestazione c’è da registrare l’intervento di Carmine Ardolino con un caloroso ringraziamento a tutti i collaboratori, un grazie speciale al direttore del Museo Giacomo Franzese per l’ospitalità e le congratulazioni a tutti premiati e classificati nelle varie sezioni del Premio. Una bella foto di gruppo ha sancito infine il successo di questa XVIII edizione.
C’è infine un’annotazione sul Premio Napoli Cultural Classic per il Giornalismo internazionale, tributato in questa XVIII edizione. E’ stato conferito in apertura di serata, subito dopo l’indirizzo di saluto che il prof. Hafez Haidar ha rivolto al pubblico e agli organizzatori della manifestazione, in primis all’avv. Carmine Ardolino, deus ex machina del prestigioso Napoli Cultural Classic. E’ stato lo stesso prof. Haidar a richiamare pur senza nominarlo, il profilo biografico del vincitore, giornalista internazionale con significative collaborazioni con agenzie internazionali e con importanti testate in lingua italiana nel mondo, fecondo scrittore di rilevante finezza e sensibilità, con un passato trentennale al servizio come amministratore e vicesindaco della sua meravigliosa città, L’Aquila. Ha dato quindi lettura della motivazione alla base del conferimento del Premio: “Per aver contribuito con i suoi scritti alla diffusione della cultura abruzzese nel mondo e alla conoscenza dell’emigrazione italiana. Scrittore e giornalista eccellente, impegnato a valorizzare le comunità italiane all’estero, è riuscito a far prevalere una buona concezione dell’Italia a livello internazionale. Riceve il Premio Napoli Cultural Classic per il Giornalismo internazionale lo scrittore giornalista Goffredo Palmerini.”
Proprio dalle mani del prof. Haidar viene consegnato il prestigioso premio a chi scrive, che in un breve intervento ha ringraziato gli organizzatori del Premio e la Giuria, avendo peraltro parole di gratitudine verso tutti e ciascuno dei presenti per la vicinanza e l’affetto che nel 2009 ebbero nei confronti dell’Aquila colpita dal terribile sisma che squarciò il suo prezioso tessuto urbano ricco d’arte e di raffinate architetture. Ora la città è quasi completamente rinata, più bella di prima. E il gioiello del suo centro storico, racchiuso nella cinta delle sue trecentesche mura, tra i più vasti d’Italia, offre a tutti le sue meraviglie di bellezza. E dalla città soprattutto si eleva, specialmente in questi drammatici tempi di guerra, il forte appello di perdono, di riconciliazione e di pace donato all’umanità da papa Celestino V attraverso la Perdonanza, il primo giubileo della cristianità che egli concesse il 29 agosto 1294 all’atto della sua incoronazione a pontefice nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Un dono di misericordia destinato a chiunque, sinceramente pentito e confessato, varchi la Porta Santa della basilica dai Vespri del 28 agosto a quelli del giorno immediatamente successivo, come ogni anno sempre avvenuto dal 1294. L’Aquila, dunque, città d’arte tra le più belle, ma prima di tutto Capitale del perdono, della riconciliazione e della pace, come papa Francesco l’ha definita il 28 agosto 2022 aprendo la Porta Santa al mondo.
Goffredo Palmerini
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