PESCARA – Sabato 9 settembre si è tenuto, ad 80 anni esatti dalla fuga da Roma del Re Vittorio Emanuele III, il convegno internazionale di studi storici intitolato: La resa, la fuga, la patria. L’evento, tenutosi all’interno di una Sala d’Annunzio dell’Aurum gremita, è stato organizzato all’interno della d’Annunzio Week, evento culturale svoltosi nella città adriatica dal 2 al 10 settembre.
L’ideazione e il coordinamento scientifico dell’incontro sono stati a cura di Marco Patricelli, ex insegnante all’Università Gabriele d’Annunzio e storico pescarese, esperto dell’Europa del Novecento e, in particolare, della Seconda Guerra Mondiale.
Alle ore 9 c’è stata l’apertura dei lavori, introdotta dai saluti istituzionali. Ha preso per primo la parola Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, che ha sottolineato quanto sia “importante il ricordo di questo momento spartiacque per la storia d’Italia” e la rilevanza delle scelte, prese in quei giorni, per il futuro della Nazione e delle successive generazioni.
A seguire l’intervento del sindaco di Pescara, Carlo Masci, che ha ringraziato il prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, e i cittadini presenti, ma anche “tutti quelli che hanno affollato gli eventi della Settimana dannunziana”, ribadendo ancora una volta come “Pescara, 80 anni fa è stata al centro della grande storia”.
È stato forte, per la realizzazione dell’evento, anche il sostegno delle Università abruzzesi, rappresentate, in quest’occasione, dai rettori delle Università degli Studi di Teramo, Dino Mastrocola, e dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Liborio Stuppia, che, ribadendo l’importanza del ruolo degli storici, hanno ricordato quanto sia fondamentale fare in modo che il ricordo non vada perso, altrimenti “non avremo le basi culturali per sostenere i dibattiti interni della Nazione”.
La sessione mattutina, cominciata alle 9.30, è stata introdotta da Roberto Olla, giornalista e regista e, attualmente, curatore della rubrica “La Storia” del Tg5, il quale ha sottolineando come la divulgazione storica sull’8 settembre sia stata bloccata a causa di pressioni politiche. Fin dal 9 settembre, infatti, la narrazione sull’armistizio è stata differente in base ai vari punti di vista, e così è proseguita nei due anni successivi di guerra, cancellando, di fatto, anche un’epurazione di massa della classe dirigente fascista e razzista.
In seguito, ha preso la parola Ernesto Galli Della Loggia, professore emerito di Storia contemporanea presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Scuola Normale di Pisa), che ha ricordato come l’8 settembre sia una data chiave, ma anche drammatica per la storia italiana, a causa della mancanza di organizzazione, ma anche di coraggio, da parte della classe dirigente. Tutto questo portò il Paese in una crisi profonda, che scardinò l’unità della cittadinanza, ma falsificò anche la loro presa di coscienza sulla sconfitta e sulla guerra.
Successivamente è intervenuto lo studioso tedesco Lutz Klinkhammer, insegnante di storia moderna e contemporanea all’Università Johannes Gutenberg di Mainz, che ha raccontato l’8 settembre dal punto di vista dei tedeschi. Questi ultimi, infatti, erano preparati da tempo ad una possibile resa italiana attraverso i piani Achse e Schwarz, ma l’intenzione tedesca era quella di sostenere l’Italia finché al potere ci fossero i fascisti.
Prima di una breve pausa c’è stato ancora tempo per l’intervento di Francesco Perfetti, membro del comitato scientifico e di consulenza di Rai Cultura per il programma “Passato e Presente”, editorialista de Il Giornale, nonché fondatore e direttore della rivista Nuova Storia Contemporanea. Perfetti, partendo da alcune definizioni di Renzo De Felice, ha narrato di quanto la Nazione venne profondamente colpita e non riuscì a riassorbire l’8 settembre. Si è soffermato anche sulle decisioni prese dal Re per la sua fuga da Roma, al fine di non rimanere prigioniero nella Capitale e garantire all’Italia un governo legittimo, che dialogasse con gli Alleati.
Al rientro dalla pausa è intervenuto, tramite videocollegamento, Aldo Alessandro Mola, già docente a contratto all’Università Statale di Milano (Scienze Politiche). Il professore ha raccontato la defascistizzazione dell’Italia in seguito all’arresto di Mussolini, necessaria per avvicinare il Paese agli Alleati.
Luciano Zani, professore emerito di Storia contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, invece, ha sottolineato l’importanza della presenza di storici militari, ma anche delle scelte decisive compiute in quei mesi del 1943. Gli stessi mesi in cui l’Italia era in completo sbando, alcuni militari scapparono verso le loro case, mentre altri continuarono a combattere con i tedeschi e altri ancora decisero di aiutare gli Alleati, anche attraverso azioni partigiane.
In ultimo, l’intervento da remoto (collegato da Montevideo) dello storico del fascismo e dell’Italia repubblicana Mimmo Franzinelli, il quale ha raccontato, anche mostrando manifesti propagandistici della Repubblica Sociale Italiana, l’8 settembre dal punto di vista di Mussolini e, in seguito, della propaganda della RSI. Per il Duce l’8 settembre, insieme al 25 luglio, vengono considerate date di tradimento, quindi, da cancellare, soltanto continuando a combattere al fianco dei tedeschi.
Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana è ripresa alle 15.30, con i saluti istituzionali di Marcello Antonelli, presidente del Consiglio comunale, Lorenzo Sospiri, presidente del Consiglio regionale, Maria Rita Carota, assessore comunale alla Cultura, e Vincenzo D’Incecco, consigliere regionale.
Gli interventi pomeridiani sono stati introdotti dall’unica donna presente nel parterre di ospiti, Anna Longo, vice caporedattore di cultura e spettacoli del Giornale Radio Rai e Radio 1, che ha sottolineato, aggiungendo anche opinioni personali, come sia la solidarietà sociale a creare concetti come Patria e Nazione.
La parola è stata data, poi, al Generale Antonino Neosi, direttore dei Beni storici e documentali dell’Arma dei Carabinieri, che ha narrato la storia dell’Arma dei Carabinieri e l’importante ruolo che hanno rivestito in quei mesi del 1943, mostrando un notevole senso del dovere e dello Stato, ricordando, ad esempio, la vicenda di Salvo d’Acquisto. Ha evidenziato, inoltre, come i Carabinieri reali fossero ritenuti una forza affidabile anche da parte degli Alleati, dato che erano stati proprio loro ad arrestare Mussolini.
In seguito, l’Ammiraglio Gianluca De Meis, Capo dell’Ufficio storico della Marina Militare, ha parlato del ruolo della Marina nei giorni successivi all’armistizio e di come, in maniera concitata, ha portato a termine i propri compiti, preferendo, a volte, autoaffondarsi, piuttosto che consegnarsi al nemico, mettendosi a disposizione delle Nazioni Unite già a partire dal 13 settembre.
Successivamente, il Tenente Colonnello Edoardo Grassia, direttore dell’Ufficio storico dell’Aeronautica Militare, ha portato il punto di vista della forza armata, probabilmente, prediletta dal fascismo, perché simbolo di modernità e velocità. L’Abruzzo, dal punto di vista, aeronautico era un porto sicuro, ed è anche per questo motivo che il Re ha scelto la nostra Regione per la sua fuga da Roma.
L’ultimo intervento della giornata è stato realizzato dal Tenente Colonnello Emilio Tirone, Direttore dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, che ha parlato della conquista di Roma da parte dei tedeschi e di quanto per loro fosse importante, nell’ottica di una guerra di contenimento e resistenza, evidenziando anche l’alto numero di militari italiani che caddero nella difesa della Capitale.
Gli atti del convegno, terminato alle ore 18, così come l’intera videoregistrazione della giornata sarà pubblicata sul canale Youtube del Comune di Pescara. Ancora una volta, quindi, 80 anni dopo, la città dannunziana è stata al centro della grande storia e, soprattutto, del racconto storiografico, grazie all’intervento di ricercatori, accademici e storici militari di caratura nazionale e internazionale.
Lorenzo Antenucci |