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D’ANNUNZIO E LA LETTERATURA MONDIALE, IERI ALL’AURUM LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Gli studiosi del settore hanno dialogato sulle influenze e l’eredità del Vate, grazie agli spunti offerti dal libro Gabriele d’Annunzio and World Literature

PESCARA – Ieri pomeriggio, alle ore 18, nella Sala d’Annunzio dell’Aurum di Pescara, nell’ambito della V edizione del Festival dannunziano, in corso in questi giorni nella città adriatica, si è tenuta la presentazione del libro Gabriele d’Annunzio and World Literature. Multilingualism, Translation, Reception, edito da Edinburgh University Press e pubblicato nel luglio 2023.
Erano presenti in sala: Mario Cimini, professore ordinario di letteratura italiana presso l’Università d’Annunzio, e Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e giornalista italiano, nonché presidente e direttore generale della Fondazione Vittoriale degli Italiani. Collegati, invece, in modalità telematica i curatori del libro: Elisa Segnini, professoressa di letterature comparate all’Università di Glasgow, e Michael Subialka, professore associato di letteratura italiana e comparata all’Università di California Davis.
Nel corso dell’incontro, definito da Guerri come “il più importante di tutti perché ha l’obiettivo di diffondere d’Annunzio nel mondo”, il professor Cimini ha presentato il libro, dialogando e ponendo domande ai due curatori. Nel libro sono raccolti 18 saggi di autori di diversa provenienza, dal Giappone agli Stati Uniti, che consentono di avere una visione multiculturale e multiprospettica di d’Annunzio. La figura di d’Annunzio, come affermato dalla professoressa Segnini, è stata per troppo tempo considerata periferica per la letteratura di fine ‘800 e “censurata” dalla cultura anglofona, soprattutto a causa del suo posizionamento politico, e ciò non ha permesso di effettuare ricerche ulteriori sull’autore pescarese, che, soprattutto oggi, sarebbero necessarie. Nel libro si parla sia di ciò che d’Annunzio ha assorbito dalle culture straniere, ma anche quanto la sua letteratura abbia influenzato i contesti più disparati e inaspettati, aiutato o penalizzato dalle diverse traduzioni e sensibilità dei traduttori.
È emerso, da parte di entrambi i curatori, come la produzione dannunziana possa essere un ottimo modo per frenare la cultura del fast reading, grazie alla sua scrittura ricca, ma anche, per studiosi e curiosi, un’opportunità per allargare il proprio lessico. Il quadro che ne esce è vario e sorprendente, ma sicuramente complesso, soprattutto dal punto di vista politico.
In ultimo, la professoressa Segnini si è appellata nuovamente alla ricerca affinché la figura di d’Annunzio venga indagata ulteriormente per avvicinarla ancora di più ai lettori contemporanei: “concetti come cosmopolitismo, apertura nei confronti dell’altro, che sfatino alcuni miti sull’idea di un autore chiuso e sulla visione che ne hanno all’estero”. Il professor Subialka, invece, ha rimarcato la notevole importanza che la letteratura dannunziana svolge dal punto di vista accademico e letterario, ricordando che “in un mio corso universitario abbiamo letto una parte della traduzione inglese de Il Piacere e i miei studenti hanno trovato il testo difficile, ma interessante per scoprire nuovi vocaboli e un mondo diverso”.

Lorenzo Antenucci


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