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L'USIGNOLO DEL GIAPPONE SI INSEDIA IN ABRUZZO

Studio scientifico della Stazione Ornitologica Abruzzese dimostra l'espansione di questa specie alloctona a partire dal lancianese, all'interno di siti protetti. Stimate 200-250 coppie distribuite su 1.800 ettari.

PESCARA - Uno studio scientifico appena pubblicato degli ornitologi della Stazione Ornitologica Abruzzese ha fatto il punto sull'insediamento e sull'espansione di un nucleo di Usignolo del Giappone, una specie alloctona, in Abruzzo, nella zona tra San Vito Chietino e Lanciano.
La ricerca, "L'Usignolo del Giappone Leiothix lutea in Abruzzo", apparsa sull'ultimo numero della rivista ornitologica Alula, è stata condotta dai soci dell'associazione Marco Liberatore, Alessandra Iannascoli, Marco Pantalone e Giulia Pace attraverso decine di rilievi sul campo avvenuti nel periodo 2020-2022. Attraverso l'osservazione degli individui e l'ascolto del canto, compreso l'uso del playback - cioè l'emissione del verso con altoparlanti per stimolare la risposta degli individui - è stata mappata in dettaglio la distribuzione della specie, risultata presente nei comuni di San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Santa Maria Imbaro, Treglio e Lanciano, dalla costa sino a 11 km nell'entroterra.
La specie, originaria del sud est asiatico, è inconfondibile, con gola gialla e becco arancione, di dimensioni simili a quelle di un passero. Al di fuori del periodo riproduttivo è gregaria, formando gruppi di decine di individui.
Questa specie è alloctona per la fauna europea, cioè la sua presenza è dovuta a sconsiderate immissioni, volontarie o accidentali, avvenute nel passato. Infatti la specie viene allevata a scopo ornamentale per i suoi peculiari colori sgargianti e oggi viene segnalata in diversi siti in Italia e nel resto d'Europa, seppur per ora localizzata. Con ogni probabilità la popolazione che oggi si riproduce nel lancianese, la prima osservata nel versante adriatico della penisola, è derivata da un'immissione avvenuta attorno a Lanciano una ventina di anni fa, probabilmente in coincidenza con la chiusura di un negozio di animali. Dopo la prima segnalazione della sua presenza in libertà avvenuta nel 2009 si sono susseguite altre osservazioni fino ad arrivare a questo studio più strutturato che ha stimato una presenza piuttosto consistente, pari a circa 200-250 coppie e oltre 500 individui distribuiti su 1.800 ettari.
Nello studio, in considerazione delle caratteristiche ecologiche della specie e delle condizioni climatiche, in particolare le precipitazioni annue, e ambientali (presenza di fossi con vegetazione forestale), si ipotizza un'ulteriore espansione della specie verso le vallate limitrofe, soprattutto a nord.
Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese: "Purtroppo il tema della gestione della fauna selvatica e specialmente delle specie aliene è molto sottovalutato dalle pubblica amministrazione che pure avrebbe precisi obblighi internazionali per il monitoraggio delle specie. Questo studio è stato fatto da volontari quando la regione in base al Regolamento 1143/2014 della UE recante disposizioni volte a prevenire e gestire l'introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive, dalle piante alle specie animali, dovrebbe essere impegnata in prima linea. Questi organismi, infatti, possono competere con le specie autoctone per il cibo o per i siti riproduttivi oppure predarle determinandone la rarefazione o addirittura la scomparsa. Alcune specie creano grandi danni all'agricoltura, altre sono un disastro per la flora e la fauna acquatica. Bisogna sia prevenire l'introduzione in natura di queste specie sia intervenire per limitarne la diffusione, soprattutto nei primi momenti dell'insediamento. Nel caso dell'Usignolo del Giappone è grave che praticamente tutto il Sito di Interesse Comunitario "Fosso delle Farfalle" sia interessato dalla sua presenza e che si stia diffondendo in un territorio che sulla carta dovrebbe diventare un Parco nazionale. I valori naturalistici devono essere preservati anche dalle specie aliene".


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