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Cinquantunesimo numero del cartaceo ‘Giovani In Movimento’

In distribuzione presso bar, edicole, pub, pizzerie e gelaterie il mensile cartaceo stampato in 2mila copie

VASTO - È in distribuzione da ieri, presso bar, edicole, pub, pizzerie e gelaterie, il cinquantunesimo numero di ‘Giovani In Movimento’, il mensile cartaceo stampato in 2mila copie, dei giovani del centrodestra vastese. Apertura d’attacco con un articolo dal titolo “L’Arci-famiglia della sinistra vastese”, sul lavoro che la moglie del Presidente del circolo cittadino dell’Arci, Lino Salvatorelli, ha svolto con l’Arci stessa nel periodo di start up della raccolta differenziata in città: fase di avvio affidata, con contestuale elargizione di soldi, dal Comune stesso ad alcune associazioni, tra le quali proprio quella vicina al centrosinistra. L’editoriale, a firma del Direttore della testata e Responsabile stesso del sodalizio ‘Giovani In Movimento’, Marco di Michele Marisi, intitolato “Avanti o Coop., alla riscossa”, affronta la questione dell’apertura di centri di accoglienza per profughi nel Vastese, con in testa il Consorzio Matrix. Nel pezzo stesso, di Michele Marisi parla anche dei rifugiati all’Hotel Continental, nel territorio di Vasto. Sempre in prima pagina, un articolo sull’immondizia che invade la spiaggia di San Nicola, diventata una vera e propria pattumiera. In seconda, invece, un pezzo sul massacro ottomano a Vasto avvenuto circa 450 anni fa, uno dal titolo “Discriminazione europea” sulla questione immigrazione, ed una opinione sul sindacalismo studentesco rosso che l’estensore, di Michele Marisi, dice essere “alla frutta”. Sempre in seconda pagina, lo spazio denominato “M@ilbox”, con una lettera del Consigliere comunale Davide D’Alessandro, e due brevi sul successo della proiezione del film “Il Segreto di Italia” e del convegno su euro e crisi economica: eventi organizzati a maggio scorso da ‘Giovani In Movimento’, appunto.

Di seguito, proponiamo l’Editoriale del 51esimo numero di ‘Giovani In Movimento’
Avanti o Coop., alla riscossa
di Marco di Michele Marisi
I profughi sono il business del terzo millennio delle Coop. con in testa, nel nostro territorio, il Consorzio Matrix, che apre, in accordo con la Prefettura, centri di accoglienza da Schiavi d’Abruzzo in su. E in giù. “Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità” diceva Morpheus a Neo, nel film di successo del 1999, che si intitolava proprio “Matrix”, scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski. Anche il Consorzio Matrix è ovunque, e riversa nel Vastese profughi laddove riesce ad annusare la possibilità di poter aprire una struttura. Ma quando davanti si trova la contrarietà dei Sindaci? Nessun problema: ci passa sopra, senza curarsi del fatto che qualsiasi Primo Cittadino incarna il popolo sovrano, perché è stato delegato, con il voto, a rappresentarlo. “Nonostante la contrarietà del Sindaco, a breve probabilmente si aprirà un centro di accoglienza per migranti a San Salvo” ha detto a fine marzo scorso, nel corso di un incontro, Simone Caner, Presidente del Consorzio. “Chissenefrega dei cittadini” sembra essere il motto della Coop. con sede legale a Gragnano, provincia di Napoli; l’importante è il business, che diversamente qualcuno chiama “solidarietà”. A Schiavi d’Abruzzo i cittadini sanno bene cosa significa avere un Sindaco iscritto al partito del buonismo, e da non molto se n’è accorto anche un Assessore di Luciano Piluso - Primo Cittadino a vita del Comune dell’alto Vastese - cosa significa ospitare settanta profughi in un paese che di residenti ne ha un numero con solo uno zero in più rispetto ai migranti. D’altronde di buonismo ci si ammala, ma qualche volta basta avere il contatto con la realtà per guarire. E magari se ne accorgerà anche la sinistra radical chic vastese, dato che all’Hotel Continental a Vasto, nei pressi dell’imbocco autostradale, di profughi ce ne sono già quattro dozzine circa. In attesa di qualcosa di più grande, forse. Perché non si sanno solo le cose che non si fanno.


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