CIVITELLA - Aperta nella Fortezza borbonica di Civitella del Tronto, nella chiesa a navata unica di san Giacomo, la conversazione tra il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e il presidente del Gruppo editoriale Rizzoli - Corriere della Sera, Paolo Mieli, la conversazione sul tema "Stampa e Potere - l'informazione e la crisi italiana". Dopo il saluto del sindaco del comune teramano, che ha auspicato che iniziative così importanti possano ancora avere come scenario quello della Fortezza di Civitella del Tronto, ha preso la parola Paolo Mieli che ha inziato il suo intervento a partire da un auspicio: quello che la città dell'Aquila, colpita dal terremoto del 2009, possa ritornare al più presto ad essere un luogo dove si possa condurre una vita normale: "Spero che L'Aquila possa tornare ad essere al più presto una città della festa della cultura". Dopo un excursus sulla storia dell'informazione in Italia, a partire dalla nascita delle Gazzette che rapprersentavano la comunicazione istituzionale del potere costituito, Mieli si è soffermato sull'informazione al tempo di internet: "il vero modo di nascondere una notizia è quello di darne un miliardo, proprio come avviene sul web dove ognuno può dire quello che vuole e che pensa". "Solo una selezione e una classificazione della notizia, fa la vera informazione e questa gerarchizzazione avviene oggi soprattutto sui giornali più autorevoli". Finchè, quindi, non si produrrà questo tipo di gerarchizzazione, il valore delle notizie su internet sarà pari a quello di una comunicazione affissa sui muri. Secondo Paolo Mieli, la figura del giornalista è centrale nel sistemma dell'informazione, a condizione, però, che questo sia libero e indipendente da ogni potere. L'unico faro che deve illuminare la professione giornalistica è quello del rispetto della verità che rappresenta l'unico modo per conquistare la fiducia e la stima del pubblico dei lettori. Della figura e della funzione del giornalista ha parlato anche Gianni Chiodi che si è soffermato sul ruolo di "guardiano del potere" che questi svolge quando compie con coscienza e con responsabilità il proprio delicato lavoro. Chiodi: "tuttavia, nell'arco della mia esperienza politica, mi è capitato di imbattermi in giornalisti che usano la loro professione come un arma per colpire e per danneggiare quello che viene considerato come una controparte: mi riferisco a giornalisti di parte, che per fortuna sono pochi e che forniscono informazioni militanti con le quali si rivolgono esclusivamente a una nicchia di persone". In proposito Chiodi ha riferito di alcuni episodi che lo hannno visto involontario protagonista di una informazione parziale e non obiettiva; "ma per fortuna - ha concluso - questo tipo di giornalismo è praticato da una minorasnza dei professionisti dell'informazione" |