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DOMANI SIT-IN A L'AQUILA CONTRO L'UCCISIONE DEI 469 CERVI

L’ISPRA risponde alla nota delle Associazioni. La decisione su come intervenire su una popolazione faunistica non è solo dovuta a motivazioni di natura biologica, ma anche a quelle economiche, sociali e culturali

L'AQUILA - Domani, 15 settembre, ci sarà il sit-in organizzato dalle Associazioni ambientaliste e animaliste per chiedere la revoca della delibera di Giunta regionale dell’8 agosto che ha decretato l’uccisione di 469 cervi tramite caccia di selezione in due comprensori dell’aquilano.
Le Associazioni promotrici sono WWF, Altura, Animalisti Italiani, Appennino Ecosistema, CADAPA- Sezione Abruzzo, CAI Abruzzo, Coordinamento Associazioni Volontari Abruzzesi Animali e Ambiente - L'Aquila, Dalla Parte dell'Orso, ENPA, GADIT Guardie Ambientali d'Italia –Teramo, Guardie Ambientali Italicum Roseto degli Abruzzi, Guide del Borsacchio, Italia Nostra Abruzzo, LAV Pescara, Lega Italiana dei Diritti dell'Animale sezione di Teramo, Lipu Abruzzo, Lndc Animal Protection, OIPA, Pro Natura L'Aquila, Rifiuti Zero Abruzzo, Salviamo l'Orso, Tutela Animali Invisibili e invitano tutti quelli che hanno a cuore la natura abruzzese a ritrovarsi alle 10:30 in Piazza Regina Margherita a L’Aquila.
Il sit-in sarà l’occasione per tornare a chiedere alla Giunta Marsilio di fermarsi e di trovare soluzioni davvero efficaci per i danni all’agricoltura e il rischio di impatto con gli autoveicoli; la strage dei cervi non porterà a risolvere queste problematiche, ma potrà addirittura crearne altre, come il danno d’immagine che la nostra Regione sta già subendo, visto che la notizia dell’uccisione dei cervi è andata ben oltre i confini abruzzesi e ha avuto risalto in molti dei media nazionali.
D’altronde anche l’ISPRA, che ha inviato una risposta alla nota delle Associazioni, precisa alcune questioni. L’istituto se da un lato conferma la propria valutazione finalizzata al rilascio del parere rispetto alle metodologie e ai risultati dei censimenti, dall’altro ribadisce in premessa che “… la gestione faunistico-venatoria necessita di un approccio di tipo olistico, per il quale sono necessarie competenze non soltanto biologiche e naturalistiche ma anche economiche, sociali e culturali” e che tali competenze non attengono all’ISPRA, ma agli organi deputati al governo del territorio - “Si ritiene che tal ambiti di valutazione siano più propri dell’Amministrazione territorialmente competente la quale, alla luce di valutazioni di carattere sia biologico sia di altra natura, potrà valutare l’opportunità di autorizzare il prelievo venatorio della specie in questione.”
Altro punto molto importante nella nota ISPRA è quello attinente ai danni e agli incidenti stradali: “… la bassa rilevanza dei danni e degli incidenti stradali non influiscono sulla valutazione della sostenibilità o meno del prelievo; a titolo di esempio si evidenzia che anche il prelievo di altre specie, quali la Lepre europea, non è finalizzato ai danni causati dalla specie” . E sulla base di tali considerazioni, si specifica che la Proposta di gestione del Cervo in Abruzzo è relativa al prelievo ordinario in caccia di selezione dei Cervidi e non al controllo delle specie ai sensi dell’art. 19 della Legge n. 157/92.
Emerge sempre con più chiarezza, dunque, che quella di uccidere i cervi è una scelta prima di tutto politica, che si vuole nascondere dietro la scusa dei danni da fauna selvatica. È tempo che la politica abbandoni le logiche di parte e si concentri sulla ricerca di soluzioni condivise, basate sulla scienza e sul rispetto per la biodiversità. La mattanza dei cervi non è la risposta, ma solo un sintomo di una visione miope e distruttiva del territorio.


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