CASTELBASSO - Castelbasso torna a essere il borgo della cultura per la nuova edizione, la venticinquesima, della rassegna estiva allestita nel piccolo centro del Teramano dalla Fondazione Malvina Menegaz per le arti e le culture, presieduta da Osvaldo Menegaz. Fino, a domenica 27 agosto nelle sale del palazzo De Sanctis un omaggio a Enzo Cucchi dal semplice ma esaustivo titolo Enzo Cucchi – La mostra, curato da Ilaria Bernardi. Un excursus nella sua produzione artistica degli ultimi dieci anni, finora ancora poco indagata. A palazzo Clemente, invece, ci sarà l’esposizione di Opere scelte per un nuovo percorso. Pezzi tratti dalla collezione della Fondazione Menegaz secondo quattro comuni denominatori che delineano altrettanti percorsi all’interno di essa.
«La meraviglia provocata da un segno», scrive la curatrice Ilaria Bernardi nell’introduzione del libro d’artista edito per l’occasione dalla Fondazione Menegaz (VIAINDUSTRIAE, Foligno 2023, pagine 128, ill.), «Così potremmo definire il lavoro di Cucchi che nel segno trova la propria ragion d’essere nonché la fonte prima di emozione. Si tratta di un segno che sovente prende la forma di teschio o di fuoco fatuo; talvolta di animale o di creatura umana ingigantita, rimpiccolita, stilizzata, oppure ridotta a specifiche parti anatomiche; altresì di zona d’ombra o di paesaggio collinare privato delle tradizionali coordinate spazio-temporali e pertanto disorientante, onirico. Tuttavia, il suo segno non è un racconto, né un’illustrazione, né una descrizione: non è sogno, ma tautologicamente solo e soltanto segno».
Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949), dopo aver lavorato come restauratore di libri e quadri, si è avvicinato da autodidatta all’arte e poi alla poesia pubblicando alcuni testi in versi quali Testa è estensione della mente (1973), Enzo Cucchi ex Enzo Cucchi (1974) e Il veleno è stato sollevato e trasportato (1976). L’esordio come artista risale al 1977 con l’esposizione del disegno Ritratto di casa agli Incontri Internazionali d’Arte a Roma. Tra gli artisti inclusi da Achille Bonito Oliva nel movimento della Transavanguardia, fin dal 1980 le sue opere sono state ospitate nei più importanti musei, gallerie e rassegne internazionali, tra cui La Biennale Internazionale d’arte di Venezia, Documenta a Kassel, la Quadriennale d’Arte di Roma. Tra le numerose mostre personali ci sono quelle da Paul Maenz a Colonia nel 1980; nella Sperone Westwater Fischer a New York nel 1981, nella galleria di Bruno Bischofberger a Zurigo nello stesso 1981, e più recentemente al Museo Correr di Venezia nel 2007 e al MAXXI di Roma nel 2023. Ha, inoltre, preso parte a mostre collettive nei più importanti spazi espositivi italiani e stranieri come la Kunsthalle di Basilea, il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Castello di Rivoli, Rivoli (To), il Palazzo Reale di Milano, il Sezon Museum of Art di Tokyo, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Il Musèe d’art modern di Saint-Etienne Metropole. Numerose sue opere sono state concepite per essere installate permanentemente in prestigiosi luoghi pubblici in Italia e all’estero (nel parco Brueglinger di Basilea, presso il Louisiana Museum di Copenaghen, all’esterno del Centro Luigi Pecci di Prato, presso la York University di Toronto) e altrettanto numerose sono state anche le sue collaborazioni non solo con altri artisti, ma anche con architetti, designer, poeti e intellettuali, tra cui quella nel 1994 con Mario Botta per la Cappella sul Monte Tamaro in Svizzera. I suoi lavori si trovano nelle maggiori collezioni museali del mondo e nelle più prestigiose collezioni private nazionali e internazionali.
ENZO CUCCHI – LA MOSTRA
Enzo Cucchi ha concepito la mostra come un excursus nella sua produzione artistica degli ultimi dieci anni, finora poco indagata. A introdurre la mostra è la scultura “Mirare” (2016), nella quale un cavo d’acciaio appeso tra due pareti trafigge la nuca di una testa in bronzo. Nella sala attigua, ci accoglie un altro occhio, dipinto su una grande tavola con applicazioni in ceramica, assieme a una seconda opera, analoga per tecnica, che mostra uno scheletro umano, a pendant dei teschi delineati sui due stendardi vicini. Nella terza sala, un’opera del 1978 rende invece omaggio agli inizi del percorso di Cucchi. Al primo piano, dopo la proiezione
di un viaggio visionario in stop–motion intorno all’opera dell’artista intitolato “Cucchi passo a uno” (2012), le sale delineano un percorso attraverso quattro delle più ricorrenti tematiche del lavoro di Cucchi: la morte; il paesaggio dall’atmosfera onirica ed enigmatica; la possibile tridimensionalità della pittura; il segno, sviluppato attraverso una immaginaria “Cattedrale” costituita da numerosi disegni su carta. A corredo, un videogioco realizzato nel 2021 invita il pubblico a cimentarsi con la versione digitale dell’archivio dell’artista. Infine, l’ultimo piano pone in luce la grande potenza visiva e ambientale del segno di Cucchi, presentando dipinti dalle dimensioni monumentali.
OPERE SCELTE PER UN NUOVO PERCORSO
Questa mostra è concepita come un tributo alla Collezione Fondazione Menegaz scegliendo tra le sue opere quelle mai esposte prima o poco conosciute, rintracciandovi quattro comuni denominatori che delineano
nuovi percorsi al suo interno: il ritratto (con le opere di Omar Galliani, Machiko Kodera, Mimmo Paladino, Aryan Ozmaei, Vedovamazzei); il tema della geolocalizzazione, con la mappa di Antonio Corpora e con lavori che sottendono indirizzi postali reali (l’opera di Fabio Mauri) o possibili (l’opera costituita da francobolli di Flavio Favelli, e l’opera con cartoline di Giuseppe Stampone); il rapporto tra arte e natura (con le opere di Vittorio Corsini, Patrizio Di Massimo, Stefano Di Stasio, Ettore Spalletti); e, infine, il legame con il territorio abruzzese e la sua tradizione (con le opere di Stefano Arienti).
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